Cadde silenziosamente, quasi senza rumore, come la neve che cade dal tetto o una stella in una calda notte d’estate.
Il padre sentì un tonfo sordo contro la ringhiera e uscì a piedi nudi sulla veranda. Sulle assi giaceva un gufo: grande, con piume color cenere e occhi color ambra che sembravano vedere tutto. Aveva un’ala rotta e una piuma sporgeva con uno strano angolo. Respirava affannosamente, ma non cercava di volare via.
La madre portò una vecchia coperta, coprì l’uccello e per tutta la sera la casa si riempì dell’odore di piume umide e iodio. La figlia sedeva accanto a lei, senza distogliere lo sguardo, e sussurrava: «Non aver paura, ti aiuteremo». La civetta fu sistemata in un vecchio cesto, in un angolo della cucina, sotto la lampada. I primi giorni non si muoveva quasi per niente, solo i suoi occhi rimanevano vivi, seguendo ogni movimento.
Da quella sera la casa sembrò cambiare. I litigi che prima scoppiavano per sciocchezze cessarono. Smisero di accendere la televisione. Tutti parlavano più piano, si muovevano con più cautela, come se avessero paura di spaventare l’invisibile fragilità che si era insediata tra loro.
Al mattino il padre controllava l’ala, la madre bolliva il latte e la bambina annotava quanto mangiava l’uccello.
Alla terza settimana, il gufo improvvisamente alzò la testa e spiegò le ali. La luce della lampada si posò sulle sue piume e la stanza sembrò diventare più calda. La madre pianse senza capire perché. La bambina sorrideva.
Quella sera, per la prima volta dopo tanto tempo, il padre disse: «Forse è ora di perdonare».
Dopo alcuni giorni, il gufo spiccò il volo. All’inizio incerto, basso, poi improvvisamente leggero, potente, dritto nell’aria, dove la neve si scioglieva trasformandosi in vapore. Rimasero sulla veranda a guardarlo mentre scompariva dietro i pini.
Da allora, in casa regnava un silenzio diverso. Senza tensione, senza un silenzio assordante. Semplicemente tranquillo.
E quando di notte si sentiva in lontananza il grido sordo della civetta, nessuno provava più inquietudine, ma solo qualcosa di simile alla gratitudine.

