Quando Elizabeth sposò Thomas, la sua vita sembrava una favola. Si erano conosciuti per caso in una libreria: lui le aveva passato un romanzo dallo scaffale che lei non riusciva a raggiungere, e così era iniziata la loro storia. Due anni dopo si erano sposati, con una cerimonia modesta ma molto sentita. Elizabeth credeva di aver trovato il suo destino insieme a Thomas.
L’unica ombra nella loro relazione era sua madre, Helga. Alta, severa, dallo sguardo freddo, fin dall’inizio aveva fatto capire: “Questa ragazza non è degna di mio figlio”. Anna cercò di smussare gli angoli, aiutò in casa, sorrise anche quando le venivano rivolte frecciatine. Sapeva che la suocera era gelosa del figlio e sperava che col tempo tutto si sarebbe sistemato.
E così, nell’anniversario del matrimonio, Helga consegnò inaspettatamente a Elizabeth una piccola scatola di velluto.
«Questo è l’anello di famiglia», disse seccamente. «Ora appartiene a te».
All’interno c’era un antico anello con una grande pietra color smeraldo scuro. La pietra brillava alla luce della lampada, come se racchiudesse in sé un intero mondo. Elizabeth indossò l’anello con trepidazione: finalmente sua suocera l’aveva accettata nella famiglia.
All’inizio tutto andava bene. Ma quella stessa notte Thomas si arrabbiò improvvisamente per una sciocchezza. Non aveva mai alzato la voce con lei prima, ma ora la lite era scoppiata dal nulla. Elizabeth pensò che fosse un caso. Ma presto tutto si ripeté.
Non appena indossava l’anello, l’atmosfera in casa diventava tesa. Thomas diventava irritabile e scoppiavano litigi. Quando lei si toglieva l’anello e lo nascondeva in un portagioie, il marito tornava ad essere affettuoso e gentile.
“Che strana coincidenza”, cercava di rassicurarsi. Ma il suo cuore cominciava già a suggerirle con inquietudine che la causa era l’anello.
Dopo alcune settimane, Elizabeth iniziò ad avere degli incubi. Sognava una giovane donna con un abito antico. Lei allungava la mano con lo stesso anello e piangeva silenziosamente. A volte, nel sogno, sussurrava parole che Elizabeth non riusciva a distinguere.
Una notte Elizabeth si svegliò e vide che l’anello al suo dito era leggermente caldo, come se avesse un cuore che batteva. Stava per urlare.
Il mattino seguente decise di chiedere a Helga della provenienza dell’anello. Ma sua suocera le sorrise freddamente:
«Nella nostra famiglia le donne lo hanno sempre indossato».
Tutto cambiò quando Elizabeth si ritrovò nella soffitta della casa di Helga. Stava cercando dei vecchi album di foto per una serata in famiglia e si imbatté in una scatola con delle lettere ingiallite e un diario.
Il diario apparteneva a una donna di nome Margaret, la prima moglie del nonno Thomas. Scriveva del suo matrimonio infelice, della sua solitudine e del trattamento crudele che le riservava il marito. Nelle ultime pagine Margaret scriveva:
«Questo anello è diventato la mia prigione. Ogni volta che lo indosso, è come se acquisisse potere su di me. Non riesco a toglierlo… è come se fosse attaccato alla mia pelle».
Poche settimane dopo aver scritto queste righe, Margaret morì in circostanze misteriose. Ufficialmente si trattò di suicidio. Ma tra le righe del diario si leggeva un’altra verità: la donna sembrava essere morta per il dolore e la maledizione racchiusi nell’anello.
Durante l’ennesima cena, Elizabeth non riuscì più a tacere. Si tolse l’anello e lo posò davanti alla suocera.
«Grazie, Helga, ma non lo indosserò».
Nella stanza calò il silenzio. Thomas guardò sua madre con aria smarrita. Helga impallidì, le sue mani tremavano.
«Tu non capisci…», sussurrò. «Tutte le donne della nostra famiglia lo hanno indossato. E tutte hanno dovuto passare attraverso questo».
«Attraverso cosa?», chiese Elizabeth con fermezza.
La suocera non rispose. Strinse solo l’anello così forte che le nocche delle dita diventarono bianche.
Elizabeth non indossò mai più l’anello. I litigi con Thomas cessarono, i rapporti tornarono come prima. Ma Helga non le perdonò mai il suo rifiuto. Tra loro rimase un muro di freddezza.
Elizabeth conserva l’anello in un cofanetto, senza toccarlo. A volte le sembra che la pietra brilli leggermente nell’oscurità, come se aspettasse il suo momento. Ma una cosa è certa: non potrà più controllare la sua vita.

