Sofia era abituata ad essere al centro dell’attenzione. Giovane, elegante, sicura di sé, amava essere guardata. Sua suocera, Evelyn, era l’esatto contrario: modesta, riservata, appartenente a una generazione in cui lo sfarzo era considerato un lusso superfluo.
Sono arrivate insieme alla serata di beneficenza. Sofia indossava un lungo abito scintillante color champagne, Evelyn un semplice vestito color crema e orecchini di perle. Il contrasto tra loro era fin troppo evidente.
All’inizio tutto andava alla perfezione. Discorsi, cena, applausi. Poi Sofia, dopo aver bevuto un po’ di vino, si concesse una battuta.
«Evelyn», disse ad alta voce, «devi assolutamente rinnovare il tuo guardaroba! O sei una sostenitrice del vintage per principio?».
Il tavolo scoppiò a ridere. Qualcuno tossì. Evelyn si limitò ad annuire e sorridere. «Forse sto solo aspettando che la moda torni a sorridermi», rispose con calma.
Sofia sbuffò, ma non disse altro. La festa continuò.
Un’ora dopo, il presentatore annunciò un’asta di beneficenza: «Oggi raccogliamo fondi per un fondo di aiuto alle donne vittime di violenza».
Evelyn si alzò all’improvviso. Salì sul palco e prese il microfono. Sofia si voltò sorpresa verso il marito.
“Non avevo intenzione di parlare”, esordì Evelyn, “ma vorrei donare una cosa”. Si tolse dal collo una collana di perle. “Questa collana apparteneva a mia madre. Lo indossava quando lavorava come infermiera in un ospedale militare. Mi ricorda che la bellezza non è un abito. È ciò che porti con te quando intorno a te c’è dolore.
Nella sala calò il silenzio. Evelyn consegnò la collana agli organizzatori, fece un inchino e tornò al tavolo.
Gli applausi furono fragorosi e prolungati. Ma Sofia non applaudì. Rimase seduta a guardare il suo piatto, sentendo le guance ardere.
Evelyn, sedendosi accanto a lei, disse solo sottovoce: «Il vintage non riguarda i vestiti, tesoro. Riguarda ciò che ha superato il tempo».

