La mattina era nuvolosa e nervosa. L’autobus, come al solito, era affollato: la gente correva al lavoro, alcuni si aggrappavano ai corrimano, altri si arrabbiavano per lo spazio ristretto e gli spintoni. L’aria era pesante, i finestrini appannati.
Marina si sedette vicino al finestrino, cercando di distrarsi con la musica nelle cuffie. Ma presto la tensione fu interrotta da una voce forte.
“Signorino, ceda il posto!”, si indignò un’anziana signora in piedi vicino alla porta che respirava affannosamente.
Tutti gli sguardi si volsero verso un uomo sulla quarantina che sedeva con l’aria di chi non gli importa nulla. Fingeva di non sentire, guardando il telefono.
«Ho detto: ceda il posto!» ripeté la donna, con voce tremante per l’indignazione.
L’uomo finalmente alzò la testa:
«Anch’io sono stanco! Ho il diritto di sedermi».
Il salone sembrò riempirsi di rumore. Qualcuno sostenne la donna:
«Che maleducazione!
Ai nostri tempi non si faceva così!
Altri si schierarono dalla parte dell’uomo:
«Perché ce l’avete con lui? Forse ha dei problemi di salute.
«Nessuno è obbligato!
E così l’intero autobus si divise in due fazioni. Le parole volavano una dopo l’altra. Una ragazza in tailleur intervenne:
«Vedete che fa fatica a stare in piedi. Cosa vi costa cederle il posto?».
L’uomo sbottò:
«E a te cosa importa, sei forse la più bisognosa di tutti? Fatti gli affari tuoi!».
La tensione cresceva. Uno dei passeggeri tirò fuori il telefono, pronto a filmare lo scandalo. L’autista lanciava sguardi preoccupati allo specchietto retrovisore. Sembrava che bastasse un altro po’ e sarebbe scoppiata una rissa.
E allora si udì una voce calma ma chiara:
«Papà… Hai detto tu stesso che bisogna cedere il posto alle nonne… Perché non ti alzi?».
Nell’abitacolo calò un silenzio di tomba.
L’uomo si bloccò. Suo figlio, un ragazzino magro di circa sette anni con un grande zaino scolastico, lo guardava con gli occhi spalancati. Le parole adulte del bambino risuonarono più forte di tutte le urla.
L’uomo distolse bruscamente lo sguardo, il suo viso si fece rosso. Si alzò e, senza dire una parola, cedette il posto alla vecchia signora. Il bambino, soddisfatto, gli strinse la mano.
L’autobus ripartì e le persone viaggiarono in silenzio. Ma era un silenzio diverso. Qualcuno sorrideva furtivamente, qualcuno nascondeva lo sguardo. Tutti capivano: era appena successo qualcosa di importante.

